Unesco: ampliata la tutela del Centro Storico di Napoli

22.10.2014 20:35

Si definisce Centro Storico di Napoli come Patrimonio dell'Umanità , quella parte della città resa pressoché eccezionale da fattori geomorfologici che ne hanno determinato lo sviluppo antico, rimasto più o meno identico a quello attuale, “nato e cresciuto” in una conca tra le colline ad est ed il mare ad ovest, le paludi a sud ed i Campi Flegrei a nord.

Sono queste le ragioni di Universalità che si ravvisano dietro la “Dichiarazione di Eccezionale Valore Mondiale per il Sito del Centro Storico di Napoli”. Un sito unico al mondo; il centro storico più vasto d'Europa nonché quello la cui antica morfologia si è meglio conservata.

Nel 2011, a Parigi, il Comitato per il Patrimonio Mondiale dell'Unesco, durante i lavori della 35° sessione, pose il suo marchio e la sua protezione sull'ambizioso progetto che il Comune di Napoli presentò per la riqualificazione del Centro Storico della Città.

Nel 2014, pochi giorni fa, a Doha, in Quatar, quello stesso Comitato riunitosi per i lavori della 38° sessione, ha acconsentito ad estendere l'area di protezione e di tutela dei Siti riconosciuti di Eccezionale Valore Mondiale per il Centro Storico di Napoli. Villa Floridiana, Villa Rosbery, la Reggia ed il Parco di Capodimonte, Castel Sant'Elmo e la Certosa di San Martino, Villa Comunale ed il Real Orto Botanico, sono i siti sui cui verrà estesa la cura ed il monitoraggio previsti per il nucleo originario del piano del 2011.

Tali siti sono stati considerati “orografia di continuità, rispetto alla zona primaria di intervento, con un ruolo urbano del tutto rilevante poiché, in definitiva, sono altrettanta espressione dei luoghi detti del Potere”(dalla relazione che il Comune e, per esso, lo Stato italiano, ha presentato al Comitato per la revisione del perimetro dell'area da tutelare), il che sta a rimarcare l'estrema ricchezza e complessità di un'area storica e monumentale così ampia come quella del Centro Storico partenopeo, che spazia dalle cittadelle monastiche di Santa Chiara e San Domenico, allo scacchiere del XVI secolo dei Quartieri Spagnoli, o dalle zone artigiane e manifatturiere di Borgo Orefici e San Gregorio Armeno, alle attività estrattive che hanno tracciato l'andamento della Napoli Sotterranea, una città sotto la città, dalle fondamenta greche e romane.

Non solo, questo ennesimo riconoscimento porta con sé anche responsabilità oltre che prestigio, responsabilità per l'Amministrazione Comunale che deve, pragmaticamente, fare fede al Piano Centro Storico Unesco, così come approvato e d'accordo con l'International Council on Monuments and Sites (Icomos), l'organizzazione non governativa che collabora materialmente con l'Unesco per applicare metodologia e tecnologia alla conservazione e protezione dei beni culturali.

L'impegno delle istituzioni si traduce, dunque, nei 27 cantieri sparsi per la città che devono portare a termine lavori per 100milioni di euro entro il 2015 e che cambieranno il volto decadente del cuore di Napoli.

 

Rossella Marchese

 

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