La Compagnia Luna Nova in De Pretore Vincenzo

22.10.2014 20:26

Se Robin Hood, il ladro-fuorilegge-gentiluomo, operava una redistribuzione della ricchezza dando ai poveri quanto sottraeva ai ricchi, l’indifeso, ingenuo ladro di nome Vincenzo e di cognome De Pretore ne imita inconsapevolmente il modello, perfino con sua ipotetica patente di nobiltà che la storia concesse all’eroe medievale. Se Robin Hood ebbe per scena d’azione la foresta di Sherwood, il nostro fa della foresta di vicoli, dove opera e abilmente si dilegua, il suo regno, dove il trono luminoso e fiorito spetta al santo protettore che dispensa la sua luce secondo la funzione che, due secoli prima, Padre Rocco aveva affidato ai tabernacoli, luce di grazia e di giustizia contro la violenza.

La logica tematica di De Pretore potrebbe far da contraltare al Dialogo sulla Giustizia platonico, dove è ipotizzata come giustizia la generosità verso i buoni e gli amici, concetto che De Pretore attua tenendo i ricavati dei suoi furti e furtarelli tutti per sé, il più caro amico di sé stesso, nonché buono, perché rifugge dalla violenza. Quasi a conferma, nella trasfigurazione visionaria che l’artefice magico opera nei suoi lavori, il nostro ladro si ritrova in un luogo molto simile al Paradiso dove il bello, il bene, il buono, la giustizia si diffondono nella luce che brilla sovrana sulle ali e sulle vesti degli angeli che vi hanno dimora, d’oro e rosata come quella dei tramonti della città perduta. L’opera non facile, preziosamente intarsiata di chiaroscuri, dove l’ambiguità delle situazioni spinge lo spettatore a porsi inusitate domande alle quali è, forse, proibito cercare risposte, ha trovato nei suoi interpreti l’intelligenza, la sagacia, la cultura e la consapevolezza che solo un’attenta lettura e una conoscenza delle strategie tematiche e sceniche del suo autore potevano consentire. Antonio Perfetto-De Pretore mantiene fede al suo cognome. Nelle duplici interpretazioni, secondo lo schema eduardiano, svetta Italia Russo, portiera e sant’Anna, con al fianco i bravi Esposito, Ruffo, Vitale, De Simone, Crispino, Di Costanzo, Terlizzi, Balestriere, Medici, Pignalosa, Selva, Elio e Alfredo Russo, D’Addio, Casillo e la deliziosa schiera degli angeli: De Simone, Grillo, Barile, De Vito, Cuozzo, Oreste e Assunta Nespolino.

Angelo Germoglio interpreta alla grande ben tre personaggi-chiave e dirige, con T. Bianco, l’ineccepibile e avvincente spettacolo che si avvale degli splendidi costumi di M. Pennacchio e delle luminose scene di M. Malavolta. Va detto che lo spettacolo, per la perfezione stilistica e interpretativa, i ritmi e la sagace chiave di lettura, ci sembra faccia da buon auspicio alla stagione teatrale appena iniziata.

 

Anna Maria Siena Chianese

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