A Ponticelli murales contro l’indifferenza

28.07.2015 20:16

La street art come monito e messaggio di speranza, un segno indelebile sui muri della città, per alzare gli occhi e riflettere sul nostro presente. Da Est a Nord due murales compaiono sui muri della città partenopea. Dopo una serie di ricerche sul campo, il titolo che Jorit ha dato alla sua opera è “Ael, tutt'egual song'ecriature”, con il nome proprio per la ragazza che rappresenta la minoranza rom e con la seconda espressione "i bambini sono tutti uguali", riportando il titolo di una nota canzone di Enzo Avitabile, cantautore napoletano tra i massimi esponenti di world music, da sempre sensibile, anche con tale brano, alla condizione delle minoranze, come quella rom, che sul territorio orientale di Napoli presenta una non facile condizione di convivenza. 

Il lavoro di Jorit rientra in un progetto di inclusione sociale promosso dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento delle Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, e realizzato con il supporto dell'Anci dal Comune di Napoli e da Inward, osservatorio sulla creatività urbana.

La nascita di "Ael" è un nuovo capitolo della campagna nazionale "Accendi la mente, spegni i pregiudizi". All'inaugurazione hanno partecipato Marco De Giorgi direttore dell'Unar Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli assessori comunali Roberta Gaeta, Ciro Borriello, Alessandra Clemente e il presidente della sesta municipalità Anna Cozzino.

Jorit, streetartist tra i più importanti e apprezzati sia in Italia che all’estero, papà italiano e mamma olandese, ha uno stile figurativo realistico di impressionante impatto. Giovanissimo maestro d’arte a pieni voti all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, quando aveva tredici anni inizia a dipingere graffiti, creatività cui ha affiancato nel tempo, speciali sperimentazioni pittoriche. Ha maturato un’intensa esperienza di volontariato creativo in giro per il mondo e ciò ha fatto sì che si formasse in lui, a poco a poco, la certezza che ogni diversità sia da superare, un richiamo a ricordare a noi tutti con quest’opera, che siamo parte di una sola tribù. Da allora, e soprattutto dai viaggi in Africa, qualsiasi sia la provenienza del soggetto dipinto sui muri delle città del pianeta, ogni suo volto riporta il segno di un “rito pittorico”, che rifonde l’individuo celebrato, persona o personaggio, nel principio assoluto dell’uguaglianza. Complici tali ragioni che hanno motivato la scelta della sua firma, la sua grande opera realizzata nel quartiere Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, prima realizzazione di street art su facciata della città, non poteva che stimolare la più delicata e tuttavia urgente delle riflessioni sulle minoranze rom, sinti e caminanti nelle nostre città.

Il viso timidamente sorridente di una bimba si affaccia, grandissimo, proprio sul territorio che ospita e che non interamente sopporta i campi nomadi, offrendo dolcezza, semplicità e umanità. Di fianco ha alcuni libri, perché di bambini e ragazzi rom che vanno e vogliono andare a scuola a Napoli Est ce ne sono, piccoli importanti mattoni di cui è lastricata la strada dell’educazione, dell’inclusione, dell’integrazione. Contemporaneamente dalla parte opposta della città, nella periferia Nord, un altro murales abbraccia le pareti perimetrali della villa confiscata al boss, con prati verdi e montagne. Arte e colori di strada per dare alla città un segnale forte di legalità, la riappropriazione di un territorio cittadino per troppo tempo lasciato al controllo della criminalità organizzata.

 

Nicola Massaro

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